Julius Evola
AMERICA NEGRIZZATA
Or non è molto si è appreso dai giornali che, secondo alcuni calcoli fatti, entro il 1970 la metà della popolazione nuovayorkese di Manhattan sarà di razza negra e che nei cinque distretti che compongono l'intera città di Nuova York il 28 per cento degli abitanti sarà di razza di colore. Sviluppi nello stesso senso sono stati accertati anche in altre città e parti degli Stati Uniti. Si assiste ad una negrizzazione, ad un meticciamento e ad un regresso della razza bianca di fronte a razze inferiori più prolifiche.
Naturalmente, dal punto di vista della democrazia in un tale fenomeno non si trova nulla di male, al contrario. Si sa dello zelo e della intransigenza dimostrati negli Stati Uniti dai fautori della cosiddetta «integrazione razziale », la quale non può che favorirlo ulteriormente. Peraltro, costoro non solo propugnano la completa promiscuità razziale sociale e vogliono che i negri abbiano accesso libero a qualsiasi carica pubblica e politica (per cui, di rigore, ci si potrebbe aspettare, in avvenire, anche un presidente negro degli Stati Uniti), ma non hanno nulla da eccepire che i negri mescolino il proprio sangue con quello del loro popolo di razza bianca. Per una propaganda in tale senso un esempio caratteristico è il dramma dal titolo Profonde sono le radici (s'intende: del «pregiudizio» razziale), che fra l'altro la radio italiana ha sentito il bisogno di ammanirci più di una volta.
Si sa che agli «integrazionisti », i quali traggono queste logiche quanto aberranti conseguenze dal dogma della democrazia egualitaria e mentre parlano a tutto. spiano di libertà, partendo da tale dogma propugnano un regime di autentica imposizione (1), si op pongono ancora, specie negli Stati del sud, alcuni gruppi che non intendono lasciare via libera all'avanzata della razza negra e alla « negrizzazione» del loro paese. Però costoro non si rendono conto dell'estensione del fenomeno, nel senso che essi di tale fenomeno scorgono solamente gli aspetti piu materiali e tangibili; essi non vedono in che misura l'America è « negrizzata » in termini non pure demografico-razziali ma sopratutto di civiltà, di comportamento, di gusti, quindi anche quando non esistono vere e proprie commistioni col sangue negro.
Per l'America U.S. è stata usata, non a torto, la similitudine di un crogiuolo. Essa effettivamente ci presenta uno dei casi in cui da una materia prima quanto mai eterogenea ha preso forma un tipo umano il quale presenta caratteristiche in larga misura uniformi e costanti. Uomini dei popoli più diversi trasferendosi in America ricevono, peraltro, la stessa impronta; è raro che dopo due generazioni essi non perdano quasi tutte le loro caratteristiche originarie e non riproducano un tipo abbastanza unitario come mentalità, sensibilità e modo di comportarsi: il tipo, appunto, americano.
Però non sembrano calzare, a tale riguardo, teorie come quelle formulate dal Frobenius e dallo Spengler, i quali hanno supposto una stretta relazione fra le forme di una civiltà e una specie di «anima» legata all'ambiente naturale, al «paesaggio» e alla popolazione originaria. Se cosi fosse, in America una parte essenziale avrebbe dovuto averla l'elemento indigeno, costituito dagli Amerindiani, ossia dai pellirosse. I pellirosse erano razze fiere con un loro stile, con una loro dignità, una loro sensibilità e una loro religiosità; non a torto uno scrittore tradizionalista, F. Schuon, ha parlato della presenza, nel loro essere, di qualcosa «di aquilino e di solare». E noi non temiamo di affermare che se fosse stato il loro spirito ad improntare in misura sensibile, nei suoi migliori aspetti e su un piano adeguato, la materia immessa nel «crogiuolo americano», il livello della civiltà americana sarebbe stato probabilmente più alto (2).
Invece, a prescindere dalla componente puritano-protestante (la quale, a sua volta, per via della valorizzazione feticistica dell'Antico Testamento, accusa non pochi sfaldamenti ebraicizzanti), sembra che proprio l'elemento negro, nel suo primitivismo, abbia dato il tono ad aspetti rilevanti della psiche americana. È già caratteristico il fatto c
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