For those who read Italian; sorry for the quality of the formatting.
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Julius Evola
Presentazione a “L’angelo della finestra d’Occidente”
di Gustav Meyrink
(Edizioni Gattopardo, Roma 1972).
Il presente romanzo è l'ultimo che, prima di morire,
Gustavo Meyrink scrisse. Come schema esso è
un intreccio di motivi già, ritrovati negli altri suoi
libri. Infatti da un lato vi è la costruzione romantica
della vita e delle vicende di un alchimlsta effettivamente
vissuto, come nelle Storie dei facitori d'oro;
dall'altro lato, vi è il tema del riapparire in un uomo
di oggi una personalità di altre età, e di varie vite
che rappresentano diverse maniiestazioni di un’ unica entità
- come nel Domenicano bianco e, in parte, anche
nella Notte di Valpurga e nello stesso Golem.. .
Circa il primo punto, il personaggio storico prescelto qui
dal Meyrink è John Dee, sapiente
di discipline magiche, ermetiche ed astrologiche vissuto
in Inghilterra al tempo della regina Elisabetta (egli nacque nel 1527 e
morì nel 1608). Si pretende che il Meyrink abbia avuto conoscenza
di speciali manoscritti relativi alla vita di
di John Dee, così non si può stabilire la misura in cui molti dettagli e
dati del romanzo che non trovano riscontro nella biografia nota di
John Dee riassunta dall’ Encliclopedia Britannica, siano stati
inventati. Ad sempio, non risulta l'alta nobiltà dei Dees e la loro
discendenza da Hoel Dhat.
Storico è l'arresto di John Dee per azioni magiche tentate contro la
regina Maria; la sua liberazione sarebbe però avvenuta per la decisione di
un Consiglio e non per l’intervento romanzesco della principessa
Elisabetta non ancora regina. Storiche sono le relazioni di Dee con Dudley,
con Laski e con Edoardo Kelley. Quest'ultimo - un tipo di medicastro dalle
orecchie mozze - pretendeva di aver scoperto la Pietra dei Saggi
e si associò a Dee come una specie di
medium, propiziando evocazioni di spiriti e di varie
entità. Parimenti storici sono i viaggi di John Dee; la
fama di sapiente europeo da lui acquistata; la sua fuga
dall'Inghilterra nel 1548, perché sospettato di con-
giure politiche e, altresì, per lo scandalo provocato
dalla sua sceneggiatura della Pace di Aristofane; l'in-
cendio del castello di Mortlake; il dissidio sopravvenuto
fra lui e Kelley; la sua morte, in grande miseria, a
Mortlake, nel dicembre del 1608.
Tornato in Inghilterra dalla Boemia, nel 1595 Dee rivestì però la carica
di Rettore del Manchester College, cosa che invece 'non
figura nel romanzo. Dei rapporti di John Dee con l'im-
peratore Rodolfo d'Absburgo si sa meno che non di
quelli con l'imperatore Massimiliano II, al quale Dee
dedicò, nel 1564, una interessante trattazione ermeti-
ca dal titolo Monas hìeroglyphìca. Storici sono gli in-
carichi avuti dal Dee per l'esame dei diritti della Co-
rona inglese su terre scoperte in quei tempi, come pure
per le ricerche geografiche intorno ad esse, su ciò si
conservano ancora, nella Cottonian Library, due incartamenti
originali, né deve esssrvi estraneo, forse, il motivo della
Groenlandia utilizzato dal Meyrink. Infine, nel British museum,
si conserva un cristallo della grandezza di un arancio e
appartenuto effettivamente a John Dee da lui usato
come specchio magico.
Quanto alla trama romanzesca che ha utilizzato
questi spunti storici, essa s'incentra in un motivo, che,
secondo quanto è stato rilevato nella introduzione alla
traduzione del Domenicano bianco, non va confuso
con le fisime reincarnazionistiche. Si tratta invece
della veduta, secondo la quale ogni essere umano, lun-
gi dal rappresentare un «io» autonomo, sarebbe la
manifestazione di un dio o dèmone anteriore e supe-
riore alla sua esistenza finita in terra. Ad un dato mo-
mento, in un certo ceppo può essere stata creata una
« causa », vale a dire, può essersi innestata una in-
fluenza trascendente che, sovrastando il tempo, da quel
momento fornisce la base per una continuità di desti-
no e di impulso verso il compimento lungo varie gene-
razioni. Così, le vie di uno stesso sangue potendo avere,
nel riguardo, la funzione di un « buon conduttore »,
in quel ceppo possono apparire degli esseri che, in
realtà, sono un unico essere ripetentesi, fino a che il
ciclo si chiude con la genesi magica di chi è un
« risorto in questo mondo e nell'altro» e un « Viven-
te » in senso eminente. Non è forse inutile rilevare che
diversi aspetti dei culti gentilizi dell’ antichità tradi-
zionale d'Oriente e d'Occidente - Roma e l'Ellade
comprese - non sono privi di relazione con queste
vedute, le quali appartengono ad un insegnamento esoterico
a cui il Meyrink nei suoi romanzi si è ripetutamente ispirato.
Nell' Angelo della Finestra d'Occidente· il barone Müller,
ultimo discendente dei Dees of Gladhill, è lo stesso John Dee
che si ricorda e riesce nell'impresa che non solo a lui stesso, ma
anche ad un'altra sua manifestazione nello stesso cep-
po - a John Roger - era fallita. Intorno a lui, come
esseri dei tempi moderni, riappaiono le forze e i per-
sonaggi con cui secoli prima aveva già avuto a che
fare.
Quanto al compimento, di cui si tratta, il Meyrink
riprende la dottrina dell'androgine spirituale, che nel-
l'esoterismo occidentale forse può essersi legata anche
al misterioso simbolo templa re di Bafometto, ma che
molto più distintamente corrisponde a quello ermetico-
alchimico del Rebis (= res bina, cioè natura dupli-
ce), mentre l'equivalente estremo-orientale è lo Yang-
Yin, l'unità del maschio con la femmina in una sola
natura. Anche questo è un motivo centrale di altri.
libri del Meyrink. A tale riguardo, ermetisti e rosa-
croce hanno anche parlato delle cosidette « nozze chi-
miche», del congiungimento del «giovane regale»
con la « Donna dei Filosofi» e con la « Regina» nella
raggiunta « terra di là dal mare », il che avrebbe per
effetto il possesso della duplice corona e del duplice
potere. Nel romanzo, l'aver assunto simboli del gene-
re in un senso puramente terreno costituisce l'errore
fatale di tutto il primo periodo della vita di John Dee.
La « Regina », di cui si tratta, e che John Dee credette
di possedere per violenza d'incantesimo nella persona
di Elisabetta, è la «donna occulta », una misteriosa
entità. E le nozze si rendono possibili solo a chi sia
passato attraverso l'esperienza detta, dagli alchimisti,
dell'« Opera al Nero »; a chi, attraversate le «ac-
que », i « mari », abbia raggiunto la simbolica « Terra
Verde» o « Terra dei Viventi» e si sia fatto signore
della «Groenlandia ». È là che la «Regina» atten-
de gli Eletti, a che questi possano divenire una sola
cosa con lei, conseguendo la trasformazione dell’
individuo umano in un «Re », come secondo l'ideale
magico.
Alle «nozze alchimiche » si contrappone l'illu-
sione generata dall' ebbrezza dell'unione materiale del-
l'uomo e della donna. Chi aspira all'adeptato, per
contro, deve essere in grado di conservare e di « fis-
sare » la forza dei due principi maschile e femminile
impedendone la dissipazione e la degradazione nella
comune vita erotica. Il Meyrink personifica in Isais
la Nera la forza che tende ad impedire questa realizzazione
e a captare l'elemento maschio attivo, facendo sì che
esso « soggiaccia alla morte suggente che
viene dalla donna »; e giustamente indica la relazione
che una tale forza ha col sangue - Isais è la Sovrana
nascosta nel sangue umano.
In fatto di tecnica, il Meyrink nomina anche il
vajroli-tantra; ma, nel riguardo, le sue conoscenze
debbono essere state incomplete e superficiali. Rimandiamo
chi voglia saperne di più ad una nostra opera,
qui basterà dire che il tantrismo conosce anche proce-
dimenti intesi a trasformare l'energia sessuale virile in
forza magica, ma, a parte le degenerazioni, non si trat-
ta né di un'« arte nera» né di pratiche «orribili»
aventi aspetti «osceni », come secondo il giudizio di
J. EVOLA, Lo Yoga della Potenza (Saggio sui Tantra),
Ed. Mediterranee, Roma, 1968; cfr. anche Metafisica del
Sesso, 2a ed., Ed. Mediterranee, Roma, 1969.
alcuni personaggi del romanzo (Lipotin e Gordener) .
Se, ad un dato momento, colui nel quale si ridesta,
John Dee crede che l'essenza della pratica consiste
nel far entrare in sé la « donna » - cioè nell' evoca·
re e assorbire la forza occulta della femminilità -
per « redimerla» (per farle cambiare la polarità) me-
diante il volere da rendere saldo e sicuro attraverso
speciali discipline, ciò corrisponde proprio all'insegna-
mento tantrico, alla cosidetta çivaizzazione della
Cakti? Senonché nel romanzo tutto si riduce ad un
semplice accenno, come semplicemente accennata è la
via della « veglia iniziatica »; sùbito dopo, la narra-
zione passa a episodi affatto fantastici - si trova anzi
il modo di dire che pratiche del genere possono esser
seguite, senza esserne spezzati, soltanto da Orientali,
e che proprio allo scopo di travolgere il protagonista
del romanzo a questi sarebbe stato indicato il vajroli-
tantra da emissari delle forze nemiche, possiamo dire,
di una « contro-iniziazione ».
Dopo di che, non risulta chiara la via che, invece,
dopo aver invano tentato i metodi tantrici, il protago-
nista del romanzo segue. Ci si riporta, a quanto pare,
all'« incantesimo delle palle rosse», consistente in una
specie di prova dell'asfissia: dei fumi tossici vengono
aspirati, un iniziato essendo presente per aiutare il
neofita a superare la crisi e a mantenersi cosciente fuori
del corpo, oltre il cambiamento di stato. Riuscire a
tanto, significa assicurarsi la « virilità trascendente»,
avente relazione con la simbolica lancia di Hoel Dhat
e altresì con la prova del «Pozzo di San Patrizio ».
I n quest'ultima devesi vedere la forma cristianizzata
di antichi insegnamenti iniziatici precristiani divenuti,
per degradazione, folklore. Nel «Pozzo di San
Patrizio» arde un fuoco avente il duplice potere di
distruggere e di purificare; chi vi entra, va a conoscere
la misura in cui egli è capace di superare la morte in
una vita eterna. Allo studioso di scienze esoteriche
abbiamo appena bisogno di far notare come non di-
versi motivi si ritrovino nel ciclo del Graal, la prova
del « Pozzo di San Patrizio» corrispondendo a quella
del posto pericoloso», che si fa voragine
per i non-eletti, e la lancia ricorrendovi spesso con lo
stesso significato dianzi accennato di antichi insegnamenti
iniziatici pre-cristiani . divenuti, per degradazione, folklore.
Nel «Pozzo di San Patrizio» arde un fuoco avente il duplice
potere di distruggere e di purificare; chi vi entra, va a conoscere
la misura in cui egli è capace di superare la morte in
una vita eterna. Allo studioso di scienze esoteriche
abbiamo appena bisogno di far notare come non di-
versi motivi si ritrovino nel ciclo del Graal, la prova
del « Pozzo di San Patrizio» corrispondendo a quella
del posto pericoloso», che si fa voragine
per i non-eletti, e la lancia ricorrendovi spesso con lo
stesso significato dianzi accennato.
Nel romanzo viene detto circa l'uso dello specchio
magico, per « vedere» o «comandare ». Ma per non
esser illusi dalla propria fantasia e per non finire in
stati. di passiva medianità, è necessario che l'operatore
abbia superato prove sul genere di quelle dei fumi
tossici, sia in grado di « uscire », vale a dire epperò
più o meno, di varcare attivamente in piena coscien-
za, le soglie del sovrasensibilismo.
Uno dei principali personaggi del romanzo è Bart-
lett Green, che l'Autore mette in relazione con certe
arcaiche forme di iniziazione scozzese e col culto di
una divinità femminile, la quale finisce col rivelarsi
come l'I side adorata da alcuni antichi ambienti mitè-
rici del Ponto. Qui l'elemento romanzesco va a con-
fondere assai le cose. Mentre nella prima parte del
libro Bartlett Green viene presentato come un uomo
che, sia pure per vie oscure e per mezzo di riti orri-
bili, è giunto a possedere, anche lui, la «Donna Oc-
culta» e ad essere un «Principe della Pietra nera»
! Cfr. J. EVOI.A, Il Mistero del Graal 2a ed. Ceschina Mi-
lano 1962.
completamente inaccessibile a dolore e a paura, in
séguito egli viene sempre più dipinto come un emissa-
rio di forze demoniche, come un agente della contro-
iniziazione che cerca in ogni modo di sedurre John
Dee.
Quanto al culto dell'Iside pontide, il Meyrink
accenna ad una curiosa, poco nota iniziazione del-
l'odio, ad esperienze che sarebbero propiziate dal pia-
cere erotico esasperato dall'odio più violento e smi-
surato fra esseri dei due sessi. Ma anche qui le cose
non sono presentate in modo chiaro. Non si vede per-
ché da esperienze del genere debba risultare il sacri-
ficio dell'elemento maschile, indicato come l'essenza
della iniziazione propria ad Iside pontide, o all'Isais
la Nera che dir si voglia. Certo è che il Meyrink si è
lasciato sfuggire la possibilità di dare una base assai
più salda e suggestiva a questa parte del suo romanzo.
Egli avrebbe potuto benissimo riportare il contrasto
fra la vera vocazione di John Dee e le influenze che
cercano di fuorviarlo e di privarlo della «lancia »,
alla opposizione esistente fra i culti « olimpici» virili
e quelli « tellurici » legati appunto a figure di Dee so-
vrane. Un tratto tipico dei secondi, particolarmente
visibile nei misteri di Cibele, è costituito da estasi tor-
bide, provocate con mezzi violenti, orgiastici e frene-
tici, estasi equivalenti ad una specie di evirazione spi-
rituale - è, più o meno, proprio quel che si attri-
buisce, nel romanzo, alla iniziazione di Isais. Una
volta riportatosi a tali orizzonti, il Meyrink avrebbe
avuto anche modo di far un uso più suggestivo del mo-
tivo della « Groenlandia» e della « Inghilterra ». L'o-
rigine delle iniziazioni virili, secondo la tradizione, è
infatti boreale, nordica. La «Groenlandia », parola
che letteralmente significa « la Terra Verde», insie-
me a regioni analoghe, per questo apparve come una
terra mistica e simbolica; ciò, in alcuni casi si estese
alla stessa Inghilterra che, quale « Albione » e « Ter-
ra Bianca», assunse un significato parimenti simboli-
co, donde la possibilità di giuocare con la espressio-
ne Engelland, significante sia Inghilterra, sia «Terra
degli Angeli ». In un episodio del romanzo la dire-
zione del meridiano, cioè la direzione verso settentrio-
ne, è quella che appare la giusta e fa sentire obliquo,
fuori posto, senza orientamento, ciò che prima, in un
ambiente e in una vita, si credeva ordinato. Su tale
base, si sarebbe creduto che il Meyrink avrebbe intro-
dotto nel romanzo il significato della mistica Groen-
landia e avrebbe sviluppata in modo più preciso l'an-
titesi esistente fra l'iniziazione - diremmo «borea-
le» - a cui tende inconsciamente John Dee, signore
della lancia, e il mondo pandèmico e dionisiaco ove la
Dea è sovrana, come in antichi Misteri che ad essa si
rifacevano. Ciò non è invece accaduto. In più, è tut-
t'altro che chiara la parte che Jane ha nella vicenda
romanzata. Specie il John Dee riapparso sotto specie
di barone Müller non dimostra proprio tratti di un
carattere virile e da iniziato, nella sua relazione con
Jane-Giovanna. La cosa scende invece ad un piano
umano quasi sentimentale. Lo stesso senso del sacri-
ficio finale di Jane non è chiaro. .
Nella sua prima vita, John Dee fu deluso in vario
modo. Anzitutto, come si è detto, egli cadde nell'er-
rore di interpretare in senso materiale il simbolismo
ermetico della « Regina », delle « Nozze» e della con-
quista della « Groenlandia ». Riconosciuto un tale er-
rore, in una seconda fase della sua vita John Dee si
dà all'alchimia ermetica, cioè a quella che non si esau-
risce nella trasmutazione metallica, ma procede lungo
la « Via di Elia ». La « Via di Elia » - del profeta
che non lasciò il corpo sulla terra e che mai sarebbe
morto - è la via magica di una alchimizzazione del
corpo e dell' anima intesa ad assicurare ad entrambi
l'intangibilità e l'immortalità sia qui che nell' aldilà.
Ma anche in tale campo, John Dee si lascia fuorviare.
Egli non ascolta Gardener, che gli fa presente che chi
intende comporre con mezzi anche fisici la «Pietra
della Immortalità», se non è prima passato attraverso
il processo occulto della rinascita spirituale, non sarà I
mai al sicuro dalle insidie di forze oscure dell'altro
mondo. John Dee si. illude invece di scoprire il se-
greto della « Via di Elia » mediante le rivelazioni di
un Angelo evocato in sedute fra il magico e il media-
nico propiziate da Kelley. Questi è l'Angelo della Fi-
nestra d'Occidente, il quale, alla fine, si dimostra una
creatura di menzogna, da cui John Dee viene misera-
mente deluso. Da questo punto di vista, il romanzo
contiene un insegnamento effettivo, accusando l'er-
rore sia del